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Cani guida in prigione

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Lo Stato obbliga i non vedenti alla reclusione e con essi anche i loro compagni di vita a quattro zampe. Disabilincorsa Onlus denuncia: decisione pericolosa, i cani guida rischiano di ammalarsi.
A denunciare questa situazione è Michele Pavan, presidente dell’associazione e affidatario assieme alla moglie Daniela di una labrador addestrata alla guida di non vedenti.
La situazione creata dal Covid-19 sta cagionando enormi disagi alle persone con disabilità, a quelle con le fragilità maggiori e alle loro famiglie. In Italia ci sono oltre 360 mila ciechi e oltre un milione e mezzo di ipovedenti o con più di una disabilità, persone in grande difficoltà perché, tra l’altro, la disabilità non consente loro di rispettare sempre la distanza di sicurezza dagli altri. Tra queste, ce ne sono migliaia che affidano la loro sicurezza e autonomia quotidiana a un cane guida.

 

Nell'immagine Fucsia, cane guida labrador, conduce Daniela dentro la città

 

A oggi la presenza in strada di una persona non vedente con il suo accompagnatore, amico o volontario, – spiega Pavan – in base alla normativa vigente è da ritenersi fuori legge, non essendo possibile stabilire tra i due una distanza superiore a un metro. Questo in pratica significa che un non vedente non può andare a fare la spesa con qualcuno, non può camminare in un luogo che già non conosca bene, non può fare trekking e con lui, purtroppo, anche il suo cane guida, costretto a uscire meno, a ridurre le passeggiate, rinunciare alle corse nei parchi, a fare attività fisica, giocare con i propri simili e a interagire con gli umani: tutte cose fondamentali per la salute psicofisica e l’equilibrio degli animali ma in particolare di questi, addestrati a essere gli occhi di chi non vede.

Un cane guida, per essere utile al disabile che accompagna, ha necessità di essere mantenuto sempre in forma perfetta: “Fucsia, il mio cane guida, – annota Pavan – prima del coronavirus usciva tutti i giorni con noi e i nostri accompagnatori, camminava o correva per non meno di 10 chilometri. Da quando è cominciata la pandemia resta in casa uscendo per pochi minuti nei dintorni di casa solamente per i bisogni fisiologici. Da notare che i cani guida per ciechi sono stati educati a vivere in ogni contesto sociale senza arrecare disturbo o danni a terzi. E che, proprio per questo, vengono periodicamente sottoposti a controlli sanitari e osservano una igiene di altissimo livello. A proposito di addestramento, fra l‘altro, va rilevato che non uscendo praticamente più rischiano di perdere molto di ciò che hanno imparato e questo andrà a discapito dei non vedenti”.

 

Nell'immagine Fucsia, cane guida labrador di Michele e Daniela, che gioca in un prato

 

È una situazione complicata e drammatica posto che il cieco di fatto non può fare nulla senza il supporto del volontario. Il cane guida lo può accompagnare ma solo nei percorsi noti, per esempio quello casa-lavoro o casa-supermercato, ma per le attività ricreative e sportive è indispensabile la presenza di terzi accompagnatori.

L’Associazione Disabilincorsa Onlus, da sempre vicina ai cani guida, chiede pertanto che venga consentito ai non vedenti e anche ai loro compagni di vita a quattro zampe di poter uscire accompagnati da volontari o da amici, anche se necessariamente in questi casi non potrà essere osservato il rispetto della distanza sociale.